La mia avventura nel mondo blog a tema culinario, penso che mangiare sia diventato un vizio più che una necessità, provo a renderlo una virtù con buone ricette, alimenti sani e notizie.
My adventure in the culinary themed blog world, I think eating has become a vice rather than a necessity, I try to make it a virtue with good recipes, healthy foods and news.
Iniziamo l’anno con un leggero antipasto che ho tratto dal Calendario del cibo italiano, una veloce quanto deliziosa preparazione di Giuliana Fabris.
L’ingrediente principale è dato dai cachi o kaki o ancora diospiri, sono frutti originari dell’Asia orientale, importati in Europa a metà dell’Ottocento, si narra infatti che il primo albero di cachi da noi fu coltivato nel giardino di Boboli a Firenze nel 1871.
Questi frutti colorati e delicati sono divenuti simbolo di pace nel secondo dopoguerra poichè solo pochi di questi alberi sopravvissero all’esplosione atomica di Nagasaki.
Sono un buon alimento nelle diete per il loro scarso apporto calorico, una buona presenza di Vitamine C e del gruppo B, ricchi di beta-carotene e potassio e con un’alta percentuale di acqua che li conferisce proprietà lassative oltre che diuretiche.
Per questa ricetta si deve utilizzare la varietà Persimon coltivata esclusivamente nella provincia di Valencia in Spagna, esteticamente simile alla mela viene comunemente chiamato caco-mela. Rispetto ai classici cachi ha una polpa soda e priva di semi e si conserva più a lungo.
Ingredienti per 6 persone
2 cachi Persimon Ciuffi di Valeriana 150 g di gorgonzola piccante 50g di nocciole 1 cucchiaio abbondante di aceto balsamico Olio extravergine d’oliva Sale
Lavare ed asciugare bene la valeriana, sbucciare i cachi ed affettarli sottilmente a rondelle.
Tostare le nocciole e tritarle grossolanamente, creare un’emulsione con l’olio, l’aceto ed il sale.
Comporre il piatto di portata creando un letto di valeriana sulla quale adagiare le fette di caco e distribuiti sopra i pezzetti di gorgonzola.
Condire il tutto con la vinaigrette preparata precedentemente e completare con le nocciole tostate.
Se il nome di questa tipica pietanza della cucina di bordo è tutto un programma, non è da meno la metodica della sua preparazione che affonda le radici nella tradizione della riviera ligure di Ponente.
Mentre la prima parte del nome, branda, è sicuramente di origine francese e deriva dal verbo brandir cioè agitare, scuotere, e da branler, oscillare, muovere con forza, la seconda è tutta italiana. Il brandacujùn, a base di patate e stoccafisso si prepara svolgendo una particolare operazione al fine di ben amalgamare gli ingredienti. La padella che li contiene, adeguatamente coperchiata, viene “brandata”, cioè scossa con energia ed accompagnata dalla frase “Branda cujun! Branda che ciu ti u brandi, ciu u l’é bon!“, per tradizione svolta da uomini che si aiutavano nello scuotere la pentola con il bacino, e qui deriva la seconda parte del nome.
Oggi questo piatto viene cucinato in Liguria come in Provenza, Brandade de murue, per approdare in Spagna nella versione Brandada de bacalao.
Gli ingredienti di base sono pochi, la preparazione semplice e la resa una vera bontà. Lo trovo ottimo servito a temperatura ambiente come antipasto, oppure tiepido come secondo piatto.
Abbinamenti di-Vini: in accompagnamento a questa ricetta vi suggerisco un Vermentino Doc riviera Ligure di Ponente, un vitigno del territorio allevato su terreni perlopiù argillosi che danno al vino un profumo delicato, fruttato e con note erbacee; e dal sapore sapido e armonico.
Ingredienti per 4 persone
700 gr di stoccafisso, o baccalà già ammollato 500 gr di patate 1 spicchio d’aglio 1 mazzetto di prezzemolo fresco 30 gr di pinoli 1/2 bicchiere di Olio extravergine d’oliva, possibilmente di olive taggiasche sale
Tagliare il pesce a pezzi e porlo in una padella dal bordo abbastanza alto dove sarà già stato imbiondito l’aglio con l’olio.
A parte sbucciare e tagliare a cubetti le patate, lessarle.
Quando il pesce inizia a sfaldarsi, dopo circa 20 minuti, aggiungere le patate e se necessario un pò di acqua calda, salare e mettere il coperchio.
Iniziare a brandare, scuotere la padella ogni tanto e controllare che gli ingredienti si amalgamino senza spappolarsi completamente. Ci vorranno altri 15 minuti.
Nel frattempo tostare i pinoli e tritare tanto prezzemolo.
A cottura ultimata aggiungere i pinoli ed il prezzemolo, lasciare intiepidire o raffreddare e servire con un giro d’olio.
Eccoci arrivati all’inizio dell’Avvento preludio delle prossime feste natalizie.
Quest’anno il Club del 27 ha pensato ad un Calendario dell’Avvento che segue di pari passo il libro di ricette Festive di Julia Stix e Eva Fischer. Si tratta appunto di una pubblicazione di 24 ricette, una per giorno, tutte molto semplici, panettone a parte. Preparazioni ideali come spunto per i pranzi e le cene dei prossimi giorni che mi auguro si possano trascorrere con i nostri cari.
Io ho scelto una ricetta che utilizza i finocchi, agile e leggera verdura qui proposta come ricco contorno profumato con il Pastis, un liquore aperitivo francese all’anice.
Nel Calendario dell’Avvento questa mia ricetta corrisponde al 16 dicembre.
Dosi per 4 persone 1 kg di finocchi 2 spicchi d’aglio 2 scalogni francesi 5 rametti di timo 4 cucchiai di olio d’oliva 1 cucchiaino di semi di finocchio 200 g di pomodori a cubetti in scatola 80 ml di vino bianco secco 3 cucchiai di pastis brodo vegetale 1 pizzico di zucchero bianco Sale 1 Baguette croccante
Lavate e mondate i finocchi, conservando le barbe verdi. Rimuovere il nucleo e tagliare i bulbi in otto spicchi. Sbucciare e tritare l’aglio e lo scalogno, lavare velocemente il timo, asciugarlo ed utilizzare le foglioline. Scaldare l’olio in una padella, aggiungere il finocchio e i semi di finocchio, far rosolare. Aggiungere lo scalogno e il timo, far insaporire un paio di minuti e da ultimo l’aglio ed i pomodori.
Sfumare il tutto con il vino ed il pastis.
Condire con zucchero e sale, ridurre il fuoco al minimo, coprire e cuocere a fuoco lento per 20 minuti. Se necessario aggiungere un pò di brodo vegetale caldo.
Servire con le barbe di finocchio tenute da parte per decorazione e la baguette.
Braised Fennel with tomatoes and pastis SERVES 4 1 kg (2 lb 4 oz) fennel 4 garlic cloves 2 French shallots 5 sprigs thyme 4 tbsp olive oil 2 tsp fennel seeds 200 g (7 oz) tinned diced tomatoes 1/3 cup (80 ml) dry white wine or vegetable stock 3 tbsp pastis 1 pinch white sugar Salt Pepper Crusty baguette, to serve Wash and trim the fennel bulbs, reserving the green fronds. Remove the core. Slice the bulbs into eight wedges. Peel and finely chop the garlic and shallots. Wash the thyme and pat it dry. Pick off the leaves. Heat the oil in a frying pan. Add the fennel and fennel seeds and sear. Add the shallots and thyme and fry briefly. Stir in the garlic, then add the tomatoes. Deglaze the pan with the wine and pastis. Season with sugar, salt and pepper. Reduce the heat to low, cover and simmer for 20 minutes. Divide the fennel mixture among four serving plates. Tear the reserved fennel
Giovanni Vialardi a vent’anni divenne aiutante di cucina della Real Casa Savoia, lavorando prima per Carlo Alberto e poi per Vittorio Emanuele II. Realizzò questa salsa ispirandosi probabilmente a preparazioni già diffuse all’epoca, come quella descritta dall’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei Vini d’Alba risalente ai primi dell’Ottocento, a base di “petrosemolo, un po’ d’aglio tritissimo, un pocolino di scorza di limone grattugiata, olio, aceto, e zucchero a piacimento”, con l’aggiunta di “pane trito o midollo di pane ben stemperato” se si vuole dare più consistenza. Ma il cuoco savoiardo eliminò il limone e preferì rendere il bagnetto più corposo con l’aggiunta delle acciughe – già presente nel celebre garum dei Romani a base di pesce fermentato con aceto – e dei tuorli, ottenendo una salsa omogenea che utilizzò per accompagnare il sontuoso bollito misto alla piemontese. (note tratte da internet)
Per questa veloce salsa ho preferito riportare la storia di chi l’ha creata rendendola un accompagnamento goloso ad un buon bollito di carne (qui vi spiego come si prepara). La ricetta di base è rimasta invariata nel tempo, ad esclusione dello zucchero che non compare più, ed è stata inserita tra i prodotti agroalimentari piemontesi. Si trovano anche delle varianti locali che eliminano i tuorli oppure le acciughe.
La salsa verde è ottima anche spalmata su caldi crostini di pane casareccio da servire come antipasto.
Dosi per 4 persone
100 gr di foglie di prezzemolo fresco 1 spicchio di aglio 3 filetti di acciughe sott’olio 2 tuorli d’uovo mezzo cucchiaio di capperi sotto sale olio extra vergine d’oliva aceto di mele 50 gr di pane raffermo
Per prima cosa rassodare le uova e tenere da parte a raffreddare in una ciotola i due tuorli schiacciati bene con una forchetta.
Lavare le foglie di prezzemolo ed asciugarle bene, sciacquare i capperi per togliere l’eccesso di sale.
In poco aceto mettere il pane e quando è ammollato strizzarlo bene.
Siamo pronti per preparare la salsa, i metodi sono due, se volete tritate a mano oppure utilizzate un mixer nel quale inserire il prezzemolo, l’aglio, i filetti d’acciuga, i capperi, il pane e l’olio poco alla volta sino ad ottenere una crema granulosa dalla morbida consistenza.
Versare il composto così ottenuto nella ciotola con i tuorli e mescolare il tutto.
Importante: lasciare riposare la salsa almeno 2 ore prima di servirla.
Se avanza, ma non succederà vedrete, si conserva un paio di giorni in frigo in un contenitore a chiusura ermetica.
L’autunno è alle porte, quest’anno si affaccia a piccoli passi, le foglie degli alberi ci regalano tinte fiammeggianti e nel sottobosco si raccolgono castagne e funghi.
Sono proprio gli ingredienti del bosco ad arricchire la tavola del Club del 27 di questo mese; tra le tante ricette di chef famosi mi ha incuriosito un piatto di linguine cucinate da Nigella Lawson.
Un piatto che proprio nella semplicità della sua preparazione esalta e rende protagonista i funghi porcini.
Dosi per 4 persone
320 gr di linguine 4 porcini di media grandezza 1 spicchio di aglio 1 limone, succo e zeste timo fresco olio extra vergine d’oliva sale prezzemolo fresco Parmigiano reggiano (facoltativo)
Iniziare pulendo i funghi, spazzolarli per togliere i residui di terra, passarli velocemente sotto l’acqua ed asciugarli.
In un’ampia ciotola versare 3 o 4 cucchiai di olio, il succo e le zeste del limone, lo spicchio di aglio schiacciato, qualche foglia di timo fresco e una presa di sale. Emulsionare bene il tutto, aggiungere i funghi affettati sottilmente e mescolando delicatamente farli marinare.
In una pentola di acqua in ebollizione cuocere le linguine seguendo le istruzioni di cottura riportate sulla confezione. Scolarle e tenere da parte un pò della loro acqua.
Versare la pasta nella ciotola con i funghi, mescolare velocemente aggiungendo poca acqua di cottura se necessario.
Impiattare e guarnire con prezzemolo fresco e, se piace, scaglie di Parmigiano reggiano.
LINGUINE WITH LEMON, GARLIC AND THYME MUSHROOMS
INGREDIENTS Serves: 4-6 METRICCUPS • 225 grams chestnut mushrooms • 80 millilitres extra virgin olive oil • 2 teaspoons maldon salt (or 1 teaspoon table salt) • 1 small clove garlic (crushed) • zest and juice of 1 lemon • 4 sprigs fresh thyme (leaves stripped off) • 500 grams linguine • 1 bunch fresh parsley (chopped) • 2 – 3 tablespoons freshly grated Parmesan cheese (or to taste) – see Additional Information below • freshly ground black pepper METHOD
Slice the mushrooms finely, and put in a large bowl with the oil, salt, crushed garlic, lemon juice and zest, and marvellously scented thyme leaves.
Cook the pasta according to packet instructions and drain loosely, retaining some water. Quickly put the drained pasta into the bowl with the mushroom mixture.
Toss everything together well, then add the chopped parsley, grated cheese and pepper to taste, before tossing again, and eat with joy in your heart.
Per il World Bread Day!è il sedicesimo anno che con Zorra si preparano in contemporanea, ed ovunque sul pianeta, fragranti lievitati.
Per questa occasione ho preparato non una pizza, non una focaccia, non un pane, ma tutto questo messo insieme. La definisco una schiacciata di pane ripiena, la trovo perfetta da conservare anche in congelatore, avvolta nella stagnola, per trovarla pronta quando si ha fame e non si ha voglia di cucinare.
In questa versione ho aggiunto la mozzarella che serve da legante, in alternativa potete utilizzare un uovo oppure lasciare “libere” le verdure.
Per una teglia di 28 cm
200 gr di farina 0
300 gr di farina integrale
10 gr di lievito di birra fresco
acqua
olio extra vergine d’oliva
sale
Ripieno:
2 cipolle
2 peperoni
12 pomodorini
12 olive verdi
1 cucchiaio di capperi dissalati
50 gr di mozzarella oppure 1 uovo
timo
olio extra vergine d’oliva
sale
Sciogliere il lievito di birra in acqua tiepida, mettere le farine a fontana sulla spianatoia, versare il lievito, il sale ed acqua quanto basta per ottenere un panetto morbido ma non appiccicoso. Lasciare lievitare in un luogo asciutto per almeno tre ore.
Nel frattempo, in una padella, versare due cucchiai di olio e far appassire le cipolle tagliate sottilmente. Aggiungere i peperoni a tocchetti ed i pomodorini tagliati in quattro.
Se la preparazione dovesse asciugare troppo, aggiungere pochissima acqua tiepida, deve rimanere abbastanza asciutta.
Quasi a fine cottura unire le olive tagliate a rondelle, i capperi ed il timo.
Far intiepidire.
Riprendere la pasta lievitata, utilizzarne 3/4 e stenderla in una teglia unta d’olio, versare il ripieno e pareggiarlo, cospargere il tutto con la mozzarella tagliata.
Oppure: rompere un uovo, batterlo con una forchetta e versarlo sul composto di verdure.
Con la pasta rimasta, aiutandosi con un mattarello ed un po’ di farina, creare un disco da appoggiare sul ripieno e sigillarne bene i bordi.
Bucherellare la superficie della pasta, ungerla con un po’ di olio ed infornare a 200°, modalità ventilata, per 20/30 minuti.
Il Club del 27 questo mese prende spunto dal libro di ricette Parwana di Durkhanai Ayubi, una profuga afgana (ai tempi della guerra fredda nel 1985) che ha aperto un ristorante in Australia e lo gestisce con la sua famiglia. Il nome Parwana, cioè farfalla, è simbolo di libertà e di quella leggerezza inseguita e raggiunta a prezzo di enormi sacrifici. Non si parla solo di ricette ma anche di storie familiari che si intrecciano con i profumi di una cucina afgana saporita e speziata, mai eccessivamente piccante. Nigella Lawson di questo libro scrive: “è più di un’elegia, è una celebrazione: le ricette che contiene sono piene di colore, sapore e vita. È gratificante cucinare quanto leggere…”
Ho scelto di preparare un piatto a base di ceci, i legumi sono una componente chiave della cucina afgana, questo è un curry di ceci semplice e rustico che viene accompagnato con riso palaw (si sbollenta il riso e si cuoce in un forno con olio, burro e sale, con questo metodo rimane morbido con ogni grano separato) oppure con nann (letteralmente pane, è una sorta di focaccia sottile e ovale di farina di grano bianca e ricoperta di semi di papavero, sesamo, nigella).
Se usate i ceci secchi considerate i tempi di ammollo e cottura.
Dosi per 4 persone
400 gr di ceci cotti 2 cipolle dorate grandi 2 spicchi di aglio 2 cucchiai di curry 1 cucchiaino di chaar masalah* 1 cucchiaino di zucchero bianco 3 foglie di alloro 4 pomodori perini grandi 1 cucchiaio di aceto bianco Olio extra vergine d’oliva Acqua bollente Sale Prezzemolo fresco
Scaldare l’olio in una casseruola media e soffriggere la cipolla e l’aglio per 3-4 minuti sino a doratura.
Aggiungere le spezie, lo zucchero, le foglie di alloro e sale; cuocere 3 minuti mescolando per tostare bene le spezie.
Unire i pomodori frullati e l’aceto, portare a bollore, quindi abbassare la fiamma a fuoco medio e cuocere a fuoco lento per 15 minuti. La salsa si deve addensare e prendere colore, se necessario aggiungere acqua bollente e finire di cuocere.
Unire i ceci cotti e riportare a ebollizione. A fuoco medio, coprire con un coperchio e cuocere per 5 minuti, in modo che si scaldino e assorbano i sapori della salsa.
Impiattare e cospargere di prezzemolo, servire tiepido.
*Chaar Masalah è una miscela di spezie composta da cardamomo verde e nero, cumino, pepe nero, cannella, chiodi di garofano, usato come base aromatica per molti piatti diversi. Rispetto a quella di alcuni dei suoi vicini dell’Asia meridionale, la cucina afgana è più mite e il peperoncino viene generalmente aggiunto fresco a piacere, piuttosto che essere usato in polvere in un mix di spezie.
La ricetta del chaar masalah qui è quella utilizzata a Parwana e viene citata nelle ricette del libro. La scelta e la proporzione delle spezie nella miscela è stata affinata negli anni per creare un delicato equilibrio di calore, sapore e fragranza, progettato per esaltare le migliori qualità naturali degli ingredienti a cui viene aggiunto – ma può naturalmente essere adattato ai propri gusti.
1 tazza “Quattro spezie”
4 bastoncini di cannella 8 foglie di alloro essiccate 7 baccelli di cardamomo marroni 1 e 1/2 baccelli di cardamomo verde 1 e 1/2 cucchiaio di semi di cumino 2 cucchiai di semi di coriandolo 2 cucchiaini di chiodi di garofano
Arrostire a secco tutti gli ingredienti in una padella antiaderente a fuoco basso per 3 minuti, o finché non saranno fragranti. Scuotere spesso la padella in modo che non si brucino. Mettere da parte a raffreddare completamente.
Una volta raffreddato, trasferirlo in un macinino per spezie o in un mortaio con pestello e macinare fino a ottenere una polvere fine.
Conservare il chaar masalah in un barattolo ben chiuso, dove si conserva fino a 6 mesi. La potenza del mix corrisponde alla sua freschezza, quindi è meglio usarlo entro poche settimane dalla produzione.
Nakhot – chickpeas curry
400 g (2 cups) dried chickpeas 250 ml (1 cup) sunflower oil 1 large brown onion, finely diced 2 garlic cloves, crushed 2 teaspoons curry powder 1 teaspoon chaar masalah 1 teaspoon white sugar 3 dried bay leaves 4 large tomatoes, puréed in a blender 1 tablespoon white vinegar 250 ml (1 cup) boiling water Fresh parsley leaves, coarsely chopped, to serve To soak the chickpeas, cover them with at least 5 cm (2 in) cold water in a bowl and set aside for at least 8 hours. The chickpeas will expand as they soak up the water, so you will need a bowl large enough to accommodate this. Heat the oil in a medium saucepan over high heat and fry the onion and garlic for 3–4 minutes, or until light golden. Add the spices, salt, sugar, bay leaves and 1 teaspoon salt (or to taste), and cook, stirring occasionally, for 3 minutes, or until fragrant. Stir in the tomato and vinegar, bring to the boil, then reduce the heat to medium and simmer for 10 minutes, or until the sauce thickens and deepens in colour, and the oil rises to the surface. Add the boiling water to the sauce and stir to combine. Increase the heat to high and bring to the boil. Cook for 3 minutes, or until the sauce thickens slightly again. Drain the chickpeas, rinse in cold water and drain again. Add the chickpeas and 2 litres (8 cups) cold water to a medium saucepan, and bring to the boil. Reduce the heat to medium, cover with a lid and cook for 35 minutes, or until they have softened, but still retain their shape. Drain the chickpeas in a colander, discarding the water, then add them to the sauce and simmer over medium heat for 5 minutes, to heat through and to absorb the flavours of the sauce. Sprinkle with parsley and serve alongside your preferred rice dish or simply with some naan.
Chaar Masalah
MAKE 1 CUP ‘FOUR SPICES’ 4 cinnamon sticks 8 dried bay leaves 7 brown cardamom pods 1½ tablespoons green cardamom pods 1½ tablespoons cumin seeds 2 tablespoons coriander seeds 2 teaspoons cloves Dry-roast all the ingredients in a non-stick frying pan over low heat for 3 minutes, or until fragrant. Keep a close eye on them and shake the pan frequently so they don’t burn. Set aside to cool completely. Once cooled, transfer to a spice grinder or mortar and pestle, and grind to a fine powder. Store chaar masalah in a tightly sealed jar, where it will keep for up to 6 months. But note that the potency of the mix corresponds to its freshness, so it’s best used within a few weeks of being made.
Ho passato parte della mia infanzia in Alto Adige e tra mille ricordi emerge quello di una mia zia nell’atto di tirare una grande sfoglia di pasta su un canovaccio lindo. La vedo ancora, con gli occhi della memoria, in mezzo ad una nuvola di farina, avvolgere con delicatezza un impasto di mele che poco dopo in forno avrebbe sprigionato un profumo che ancora mi par di sentire mentre scrivo. Stava preparando uno strudel, per la precisione, uno strudel altoatesino.
La differenza sta proprio nella pasta che, contrariamente a quello trentino, non è pasta sfoglia.
Ebbene, tornando al presente, e girando tra i banchi di una fiera, ho avuto modo di acquistare delle mele da un produttore meranese. Si tratta della varietà Topaz che, mi è stato riferito, è proprio quella che si usa maggiormente per questo strudel poiché ha la giusta dolcezza ed è farinosa quanto basta.
Ed ecco come un semplice acquisto mi ha riportata indietro nel tempo e, una volta tornata a casa, fatto preparare questo dolce. Questa è la storia, dove i ricordi legati ai bei momenti non devono mai rimanere sopiti ma far parte della nostre giornate sempre.
250 g farina 0 2 cucchiai di olio 7 cucchiai di acqua circa 1 uovo 1 presa di sale
Per il ripieno
1 k di mele varietà Topaz
100 g di pangrattato
70 g di zucchero
40 g di uvetta
burro
cannella
zucchero a velo
Impastare farina, uovo, sale ed olio aggiungendo acqua quanto basta per ottenere un panetto morbido. Lavorare qualche minuto la pasta, deve risultare setosa ed omogenea. Formare una palla e avvolgerla nella pellicola alimentare, lasciare riposare per una mezz’ora.
Sbucciare le mele, affettarle sottilmente ed amalgamarle delicatamente insieme ad uvetta, zucchero, cannella e pangrattato fatto dorare precedentemente in un padellino con una noce di burro.
Accendere il forno a 180° modalità statica.
Riprendere la pasta e su un foglio di carta-forno infarinato stenderla sottilmente nella misura di 30×40 cm circa.
Spalmare su tutta l’area il burro fuso e stendere al centro, per la lunghezza, il ripieno.
Con l’aiuto della carta-forno ripiegare i due lati lunghi di pasta uno sull’altro creando un rotolo, sigillare bene i lati corti e spennellare tutta la superficie di burro fuso.
Infornare per almeno 20/25 minuti.
Servire tiepido con una bella spolverata di zucchero a velo.
Oggi propongo un piatto fresco, colorato e saporito.
L’ingrediente principale è il riso rosso integrale che presenta un alto contenuto di fibre, sali minerali e proprietà antiossidanti. Come tutti i cereali integrali i tempi di cottura sono lunghi, 40 minuti in media, ma basta lasciarlo in ammollo qualche ora in acqua fredda, mentre voi fate altro, ed i tempi si accorciano quasi della metà.
Come abbinarlo? Con quello che più vi piace, io vi do questo suggerimento.
Dosi per 2 persone:
120 gr di riso rosso integrale 1 manciata di pistacchi di Bronte 1 grappolo di pomodorini di Pachino timo e origano freschi 1/2 cucchiaio di capperi sotto sale 1 limone Sale Olio extravergine d’oliva
Per prima cosa creare un’emulsione con 2 cucchiai di olio, sale e succo di limone.
Lavare, tagliare a rondelle e queste ultime in quattro parti le zucchine, lasciarle marinare nell’emulsione almeno un’ora.
Cuocere il riso seguendo le indicazioni riportate sulla confezione, scolarlo e farlo raffreddare.
Nel frattempo lavare e tagliare in quattro parti i pomodorini, sciacquare i capperi per togliere loro il sale.
In una ciotola capiente inserire i pomodorini, i capperi, i pistacchi ed il riso. Aggiungere le zucchine con la loro marinata e profumare a piacere con le erbe aromatiche.
Se necessario aggiungere ancora 1 cucchiaio di olio ed aggiustare di sale.
Questo piatto se lo preparate il giorno prima risulterà ancora più gustoso.
Alici o acciughe, questo è il dilemma. In realtà sono praticamente due sinonimi; questo delicato pesce azzurro viene chiamato alice quando si conserva sott’olio o se ne fa un uso fresco in cucina, acciuga se viene invece conservata sotto sale. Dopo questa premessa vi spiego come preparare un delizioso tortino di… alici 🙂 Da qualche parte ho letto che si tratta di un antipasto tipico del Lazio, certo è che lo si trova in svariate composizioni nella cucina italiana.
Dosi per 2 persone o 2 cocotte 40 alici (circa 1\2 kg) 3 patate grosse Pangrattato origano fresco 1 spicchio d’aglio formaggio tipo parmigiano o pecorino fresco Sale Olio extravergine d’oliva
La prima cosa da fare, se non avete trovato le alici già sfilettate, è pulirle. Sotto un leggero getto d’acqua fredda staccare la testa del pesce e con l’aiuto del pollice togliere la lisca e le interiora, sciacquare.
Con la mandolina tagliare le patate sottilissime e condirle con un pò di olio, origano e sale. Tritare molto finemente l’aglio.
Comporre nella cocotte il tortino: fare un primo strato di patate e aggiungere le alici, insaporire con origano, aglio, sale e un giro d’olio. Comporre tre strati. Rifinire con pangrattato mischiato a formaggio grattugiato, ancora origano, sale e olio.
Scaldare il forno a 180°/190° e cuocere per circa 20 minuti, si deve creare una bella crosticina dorata. Sfornare e servire tiepido.
Accompagnare con un fresco calice di vino bianco o rosato, prendete spunto dai miei Abbinamenti di-vini